lunedì 23 novembre 2015

Missione 2 Commissario Volkevich

+++RAPPORTO COM-LOG COMMISSARIO LEONID VOLKEVICH – VALHALLIAN HAMMERS – LUOGO SCONOSCIUTO – DATA: SCONOSCIUTA – STATO PLOTONE: ATTIVO+++
Giorno 9: Non eravamo pronti a tutto questo. Siamo stati colti di sorpresa, e siamo stati colpiti duramente.
Dopo i primi successi delle missioni ricognitive su questo pianeta sconosciuto tutto sembrava andare per il verso giusto. Speravamo addirittura di riuscire a ricevere comunicazioni dalla nostra flotta a breve; ma ci sbagliavamo.
Dovevamo fare un’altra missione di recupero, avevamo seguito a ritroso il probabile tragitto del Valkyrie abbattuto e avevamo trovato una parte del suo carico di viveri e munizioni, dovevamo metterci sopra le mani. Ci aspettavamo di trovare dei Tiranidi, forse degli eretici, ma non avevamo incontrato nulla: solo la nebbia ci teneva compagnia, ammantandoci in un silenzio strano, innaturale, che rendeva tutto attorno a noi come…morto…
Come da procedura, ci siamo aperti a ventaglio: i coscritti rimasti in stato operativo dalle precedenti missioni sul lato sinistro, coperti dal Requiem Pesante, i Piercing Fangs con me al centro e i Flames Forged sul fianco destro. Eravamo pronti a fronteggiare qualsiasi minaccia Tiranide. Eravamo pieni di fiducia. Eravamo degli illusi.
I Necron calarono su di noi come una silenziosa falce. Delle Tomb Blade e degli Immortali riversarono torrenti di energia xeno sui Coscritti, inchiodandoli dietro un canale di trasporto di Promezio purtroppo esaurito da tempo. Il Requiem Pesante faceva il possibile per proteggerli, ma i colpi sembravano disgregarsi a contatto con le loro armature; ci è voluto mezzo caricatore per sbilanciare un solo Immortale, e nel frattempo i Coscritti erano finiti tutti a terra. Come se non bastasse, degli strani esseri di metallo fluttuanti simili alle meduse catachane si erano materializzate quasi dal nulla, e avevano cominciato a sparare a tutto ciò che si muoveva. Ci mancavano anche loro.
I Flame Forged non se la passavano bene. Uno Spettro li aveva caricati, e uno alla volta li stava lanciando in aria con le sue fruste. Il loro spirito era spezzato, volevano scappare, avrei dovuto ucciderli, ma non possiamo permetterci di perdere un singolo fucile…la scelta tattica più corretta era quella di “sparare per incapacitare”, e pertanto miravo soltanto alle loro chiappe codarde. Alcuni di loro cagheranno da due buchi per un po’ di tempo, ma nulla di grave.
I Piercing Fangs hanno dato come al solito il meglio di loro, Soldato e Rico sparavano a destra e a manca e Kowalsky rattoppava le ferite che riportavano per rispedirli in mezzo alla battaglia.
Nonostante le avversità, pensavamo di potercela fare, ma ad un certo punto lo Spettro si liberò dai Flame Forged, e le Tomb Blades lanciarono sulla mia postazione un bombardamento che scosse il terreno e mi fece perdere i sensi…al mio risveglio, lo Spettro si era lanciato contro i costrutti di metallo, e davanti a me c’era una figura sola, imponente, malefica.
Solo guardandola nelle orbite vuote del suo teschio metallico la riconobbi. Io e quel Necron ci eravamo già incontrati, durante la battaglia di Rudmigraad. All’epoca ero solo un semplice ufficiale della squadra comando del 756° Valhalliano guidato dal Generale Simeonis Bogdanov. La sua maestria con la spada potenziata era rinomata in tutto l’Imperium, eppure il Necron che ora stava davanti a me lo sconfisse con una manciata di fendenti della sua falce. Gli tagliò le gambe all’altezza delle ginocchia e lo sollevò davanti a noi come un trofeo, prima di spezzargli il collo a mani nude e dissiparsi in una nebbia elettrostatica.
Ora la sua spada apparteneva a me, “Giuramento Cremisi”, e con essa avrei spento definitivamente la luce nel teschio di questo bastardo sferragliante. Chiamai la conta dei Piercing Fangs, ma erano rimasti sotto le macerie: li avremmo recuperati in seguito, i segnali vitali erano comunque abbastanza buoni, ora era il tempo della vendetta.
Mi scagliai contro lo Xeno, ruggendo una sfida che si perse nella nebbia ovattata che ci circondava; riuscii a colpirlo, ma la sua falce deviò il colpo senza fatica (ammesso che queste lattine possano sentire la fatica) e questo diede inizio al nostro mortale balletto. I colpi si susseguivano incessanti: parata, fendente, affondo, spazzata, parata ancora; tutto attorno a noi sembrava essersi fermato. Persino i Necron sembravano guardare con interesse questo scontro, evitando di intervenire. Dopo quella che sembrava una vita, riuscii finalmente a trovare una falla nella sua difesa. Senza pensarci tentai subito l’affondo che avrebbe finalmente garantito la vendetta al mio reggimento, ma proprio a pochi centimetri dal suo carapace la falce della sua guardia del corpo deviò il mio colpo.
Il Necron mi afferrò per la gola, e mi sollevò con una sola mano fino a portarmi a pochi centimetri da lui. Mi studiò a fondo, e quando finalmente parlò, la sua voce metallica mi urtò al punto da perdere i sensi; le sue ultime parole furono: “Mi ricordo di te, sacco di carne, ma oggi non è il giorno in cui il tuo filo verrà spezzato. Ci rivedremo”.
Kowalsky mi fece rinvenire quando ormai era calata la sera. Tutti bene o male erano sopravvissuti a questo strano scontro, persino i Coscritti (devo valutare se sono pronti a passare negli “Scudi Bianchi” prima di entrare nel reggimento come effettivi). Era il momento di ritirarsi. FENRIS HJOLDA
+++FINE RAPPORTO+++


+++RAPPORTO COM-LOG COMMISSARIO LEONID VOLKEVICH – VALHALLIAN HAMMERS – LUOGO SCONOSCIUTO – DATA: SCONOSCIUTA – STATO PLOTONE: ATTIVO+++
Giorno 10: Non so come, ma le comunicazioni sono state ristabilite! Lode al Padre di Tutti e suo figlio Leman Russ! Non appena riusciremo a riparare del tutto il circuito vox, potremmo addirittura metterci in contatto con la flotta! Intanto abbiamo cominciato a comunicare con la superficie del pianeta, e abbiamo scoperto che molti nostri compagni sono arrivati qui assieme a noi.
Per adesso siamo riusciti a ricongiungerci con il 124° Ruin Wings, i loro fucili termici sono una speranza per noi: ora possiamo fondere anche le lattine! Nuove squadre stanno convergendo verso di noi, finalmente possiamo tentare di organizzare un vero e proprio plotone. Possiamo permetterci di sperare, di nuovo.
+++FINE RAPPORTO+++
+++INSERIMENTO MESSAGGIO CRIPTATO – LIVELLO DI SICUREZZA OMEGA – DIARIO PERSONALE COMMISSARIO LEONID VOLKEVICH. IMMETTERE CHIAVE DI ACCESSO+++ +++…+++ +++CHIAVE DI ACCESSO RICONOSCIUTA – DECRITTAZIONE IN CORSO+++
Il Necron mi ha lasciato un messaggio. Non l’ho ancora aperto, so che da protocollo dovrei distruggerlo, ma se mi ha lasciato un messaggio e vuole incontrarmi, posso avere una chance di ottenere la mia vendetta. Potrei utilizzarlo per i miei scopi, per far sopravvivere la mia unità, e dopo finalmente spegnerlo per sempre…
Padre di Tutti dimmi che fare…
+++FINE MESSAGGIO+++

lunedì 9 novembre 2015

Missione 2 - Gabriel Reckart


SPERANZA



Gabriel Reckart non si fidava completamente di Pessimus, nonostante l'effige dell'Inquisizione che portava incisa sull'armatura Terminator pesasse come un macigno sul suo giudizio. I modi, le maniere, il suo linguaggio, non erano consoni ad un Inquisitore.
Il Justicar aveva sentito parlare di Revantina XXXIX dal Gran Maestro Covan Leorac della 7a Confraternita, che nei secoli precedenti aveva combattuto molte volte al fianco dell'Ordo Malleus, e una volta gli capitò anche di collaborare con un Inquisitore Revantino, tale Gaius "Il Severo" Ferreus, che aveva dimostrato un fanatismo incrollabile nei confronti dell'Imperium, tale da sfociare a volte in atti al limite della malvagità.
Il Maestro Leorac raccontava che Revantina XXXIX costituiva un "unicum" all'interno dell'Inquisizione, un braccio armato che si occupava di missioni e affari al limite dell'eresia, «e per combattere al limite del male Fratelli» disse un giorno Leorac «bisogna conoscerlo, cibarsi di esso, conviverci. Non giudicate dalle apparenze, diffidate delle loro eccentricità, i Revantini costituiscono un baluardo di confine tra la salvezza e ciò che combattiamo da diecimila anni!».
Reckart rinsavì dai suoi pensieri quando l'Arvus atterrò nei pressi di rovine Xeno e il Servoteschio Paride avvisò l'equipaggio che la meta era stata raggiunta.
«Le mie ricerche, iniziate oramai da 15 anni, ci hanno portato qui. D'ora in poi tutto ciò che vedremo e combatteremo sarà nuovo anche per me, Reckart».
Il tono dell'Inquisitore si era fatto particolarmente cupo, e il Justicar avrebbe potuto percepire quasi del timore, ma fu una sensazione che durò un istante. I Grey Knights e i subumani che facevano parte del seguito inquisitoriale scesero dal veicolo.
Un edificio enorme si stagliava di fronte a loro, circondato da altri edifici oramai in rovina da chissà quanti secoli; sulla sommità di una torre vi era un'antenna che sembrava fosse ancora alimentata da qualche fonte energetica; davanti a quello che rimaneva dell'entrata, una miriade di manufatti sferici semitrasparenti andava a formare una sfera più grande cangiante che fluttuava a un metro da terra.
Una "composizione xeno" che si scompose all'unisono appena gli Imperiali, varcarono la soglia di un edificio distrutto, attivando inavvertitamente una sorta di allarme acustico, un sibilo ad ultrasuoni che un umano non avrebbe mai percepito ma i sistemi auditivi potenziati delle armature di Reckart e i suoi fratelli si.
Questi congegni ricordavano a Duncan quei fastidiosi droni Tau affrontati sul pianeta Xerses II qualche decade prima, ma i loro movimenti erano molto più rapidi. Il loro scopo era chiaro: fungere da sentinelle per il sito archeologico. Al centro del gruppo vi era un "drone" più grande degli altri che pulsava di energia violacea e che sembrava molto, molto pericoloso.
I due piccoli contingenti capeggiati da Reckart e Pessimus cominciarono ad avanzare verso l'entrata dell'edificio principale sfruttando tutte le coperture possibili contro il fuoco delle sentinelle. Nonostante il fuoco concentrato del cannone psionico di Duncan e dei Requiem dei suoi fratelli, la grande sentinella sembrava invulnerabile. Stessa cosa dicasi per quelle ingaggiate dal contingente inquisitoriale che riuscivano sempre a schivare i colpi. Poi arrivò dalle retrovie un boato, l'aria si riempiò di energia elettrostatica ed una gigantesca bolla di plasma arrivò addosso a quattro sentinelle vaporizzandole.
«Possono morire allora!» esclamò nel com-link Pessimus «il nostro obiettivo è la torre di comunicazione, indugiare significherà la morte per noi Reckart!», il tono fiero e severo colpì il Justicar che, infervorito, assaltò la grande sentinella ma senza riuscire mai a colpirla. Nonostante la mole, Reckart capì che il congegno riusciva in qualche modo a prevedere i suoi movimenti. Doveva cambiare approccio e stile di combattimento.
Ma fu proprio nel momento in cui il Grey Knight si trovava assorto nei suoi pensieri che il costrutto lanciò una saetta che colpi in pieno petto l'armatura Terminator, provocando una scarica talmente forte da far ribollire il sangue di Gabriel, un uomo sarebbe rimasto incenerito...
Intanto i suoi compagni erano arrivati tutti in corpo a corpo con queste dannate sentinelle e lentamente venivano annientate, mentre l'Inquisitore Pessimus, sotto il fuoco preciso e letale del servente biomeccanico Moobootoo, riuscì ad entrare nell'edificio.
La sua enorme guardia del corpo, un ogre bioingegnerizzato da assalto, era rimasto impegnato con alcune sentinelle...Pessimus era da solo.
Reckart ne era ben conscio, ma il suo avversario era davvero tenace; diede un ordine repentino a fratello Duncan di coprire l'avanzata dell'inquisitore con il Cannone Psionico e a fratello Parsifal di fungere da scorta per il VIP.
Nell'arco di un minuto, tutte le sentinelle erano state distrutte, Reckart era riuscito a infliggere un colpo mortale, piantando la sua alabarda Nemesis nel corpo del costrutto, e cominciò la difficoltosa salita verso la torre di comunicazione.
Diede disposizione ai suoi di posizionarsi in settori ben precisi e monitorare la zona in caso di nuovi movimenti ostili. Infine giunse sulla sommità della torre quando Pessimus stava già armeggiando con delle complicate strumentazioni.
L'inquisitore, con l'aiuto del servoteschio Paride, stava decifrando i complicati simboli quando premendo un tasto, la fortuna a volte aiuta gli audaci, si azionò la parabola direzionale. Trovare la frequenza per comunicare con la Vipiennas fu a quel punto molto semplice.
“Ho ripristinato il collegamento con la mia nave. Direi che si tratta solo di tempo, ora”.
Reckart si trovava a fianco dell'Inquisitore. Le due figure rimasero immobili una di fronte all’altra. Due statue di metallo e ceramite, una argentata e l’altra brunita. Un’aria sporca e un sole malato completavano quel quadro che rappresentava tutta la gloria dell’Imperatore. Pessimus si sentì stringere il cilicio e abbandonò quei pensieri di potenza e vittoria.
“Sono il Comandante Ieromanlius, ordinate dominus”.
“Fate scendere un Falco da trasporto. Abbiamo bisogno di un medicus, gruppi di manutenzione per le armature, ripristino di munizioni e celle energetiche. Il tutto per me e la mia squadra e inoltre un gruppo di ripristino completo per armi e armature astartes…”
“Astartes, dominus?”
“Hai capito benissimo, Ieromanlius. Astartes, e per la precisione Cavalieri di Titano”.
“Comprendo, dominus, i tecnoservitori sono già all’opera.”
Terminata la comunicazione con la Vipiennas il gruppo di Imperiali si stabili nel sito cercando risorse, munizioni e quant'altro. Nel corso dei giorni successivi, i tecnoservitori della Vipiennas installarono nuovo equipaggiamento di supporto agli Astartes in modo da renderli ancora più letali. Invenzioni di Pessimus in realtà. L'Inquisitore infatti confidò a Reckart che si dilettava ad inventare strumenti di morte e non solo quando si annoiava.
Un giorno, mentre Paride armeggiava nel decifrare le strumentazioni ci fu un impercettibile gracchio al che Reckart fece un cenno con la mano.
«Ritorna sulla frequenza precedente...» il servoteschio obbedi.
«...qui fratello Bren e Gunther....fzzzzzzzzzzz......richiesta di evacuazione...siamo senza munizioni...c'è qualcuno in ascolto? passo... siamo in territorio ostile...fzzzzzzzzzzz... non sappiamo come sia possibile ma siamo accerchiati da....ffzzzzzzzzzz....nidi.......che l'Imperatore ci protegga».
Reckart impallidì; altri superstiti, in un mondo sconosciuto...forse un segno di speranza? Il Justicar comunicò ai suoi fratelli di battaglia che c'erano dei sopravvissuti.
«Inquisitore.....» Pessimus annui «Reckart non ha bisogno neanche di dirlo, i miei rinforzi stanno arrivando dalla Vipiennas, sarò al sicuro. Devo vederci chiaro, ci sono ancora troppi misteri in questa struttura. Mi troverà qui al suo ritorno, non deve temere nulla. Che la luce dell'Imperatore vi possa guidare».
Gabriel Reckart fece un inchino con il capo e partì al di là delle mappe segnate dell'Inquisitore, lasciandosi alle spalle quelle poche sicurezze che erano maturate e dirigendosi ancora una volta verso l'ignoto...
Fin da subito Pessimus capì che quella torre era molto più di una stazione di comunicazione. Il complesso alfabeto Xeno stava assumendo una sua forma ed era molto vicino alla soluzione. Qualcosa era certo: non era una struttura di "comunicazione" come erroneamente era stata tradotta in precedenza ma di "contenimento"...per cosa?

Missione 2_ Inquisitore Pessimus

Cavalieri di Titano su quel pianetucolo ai limiti dell’Impero!
Dopo quindici anni a guardia di uno dei sistemi più insignificanti dei domini dell’Imperatore (che il suo Trono d’Oro lo mantenga in eterno) l’élite dell’Adeptus Astartes era lì, in tutta l’arroganza delle sue corazze argentate. Diffidava di quei superumani, freddi come i laghi di idrogeno di Revan Minoris e totalmente privi di quei tormenti con cui l’animo umano, fallace per natura, doveva combattere per l’intera esistenza.  Scese dall’Arvus e li trovò schierati a poche decine di metri dal veicolo. Immobili. Erano comandati da un justicar che si era presentato come Reckart, un astartes la cui prima sensazione che gli aveva trasmesso era di rispetto misto a diffidenza. In effetti tutti gli astartes, nonostante le loro armature colorate e i vari orpelli con cui amavano ornarle, emanavano sensazioni di fastidio e l’animo sospettoso per natura di Pessimus amplificava la sgradevolezza che provava.
“Sono sorpreso che le lame più pure dell’Imperatore abbiano trovato interessante questo desolato pezzo di impero. Negli ultimi quindici anni l’infezione eretica è stata pressoché inesistente, in questi luoghi. L’unica cosa che l’Inquisizione ritiene degna di interesse sono queste rovine, non riconducibili comunque a nessuna delle civiltà umane, o delle barbare culture xeno, che si sono susseguite nel corso dei millenni. Purtroppo, oltre a questi muti sassi e a qualche rottame tecnologico non sono riuscito a catalogare niente che possa interessare il Trono. Tutte le fonti energetiche che ancora trasmettono sono deboli o malfunzionanti, probabilmente a causa di campi inibitori ancora da rilevare e disconnettere”.
Reckart non si mosse.
“Inquisitore, nonostante l’enorme rispetto che provo per l’Ordine Inquisitoriale non nascondo una certa diffidenza nei tuoi confronti. Qualcosa di cui ignoro ancora l’origine e la modalità ha trasportato me e i miei astartes in questo luogo per scoprire che anche i ripugnanti xeno metallici, la genia di Necrontyr, è presente con le sue armate inanimate. La tua presenza qui dovrebbe essere oggetto di un’indagine accurata ma al momento la comunicazione intersistema risulta inattiva”.
Pessimus dissimulò il fastidio che quel tono autoritario creava nella sua mente abituata al comando.
“Come ti dicevo, Mastro Reckart, il pianeta è sotto l’influenza di una qualche inibizione alle trasmissioni. Io stesso non posso comunicare con la mia nave, la Vipiennas, fintanto che rimango sul suolo di Prime. L’unico modo che potrebbe, forse, sbloccare questa situazione è la verifica del sito 334, una torre di segnalazioni pre-eresia, dove ultimamente ho concentrato i miei sforzi. Purtroppo il sito è raggiungibile solo a piedi, l’intrico di rovine rende difficoltoso l’atterraggio. Direi di organizzare subito un sopralluogo”.
Reckart osservò il seguito di Pessimus avvicinarsi lentamente all’inquisitore. Corgonianui in lorica segmantata modello OGRN 33, i tre capridi crociati, Atro, Lache e Cloto, con i loro enormi scudi tempestus e le loro lame energetiche, il lento servocapro Moobootoo armato di un cannone al plasma di foggia revantina e i cinque acoliti, magri e ondeggianti, nelle loro tuniche porpora.
“Andiamo”.
Il manipolo imperiale iniziò una lenta marcia tra le rovine diretta all’edificio 334, un’alta torre che si intravvedeva tra l’atmosfera giallastra che andava man mano scomparendo. L’altissima antenna che svettava sul tetto penetrava voluttuosa tra le forme rotondeggianti degli ammassi nuvolosi di quel cielo malato.
“Pessimus, durante la marcia io e i miei confratelli intoneremo le litanie di viaggio. Se vuoi unirti a noi…”
“Con il cuore sopraffatto dal dispiacere temo di dover rifiutare, Mastro Reckart, ho bisogno di monitorare costantemente la mia squadra. Confido comunque in un’altra occasione”.
Pessimus disattivò il vox dell’armatura infastidito dalla subdola richiesta del justicar. Mettere alla prova un inquisitore con questi trucchi da eldar era tipico degli astartes, sempre ossessionati dal loro credo monocorde e psicotico. Scavalcò un enorme blocco che un tempo era stata una colonna abbandonandosi a visioni di punizioni e torture.

Dopo sedici ore di lenta marcia l’inquisitore riattivò le trasmissioni.
Madonna degli Astartes ascolta ti invochiam,
concedi un forte cuore a noi che ora partiam
la strada è tanto lunga e il freddo già ci assal…
“Ci siamo. L’entrata della torre è dall’altra parte della piazza”.
Le voci basse degli astartes si spensero lentamente, all’unisono, e il tono infastidito di Reckart urtò i nervi di Pessimus in modo furioso.
“Inquisitore, il maniloquio castrense impone di preparare la sosta col gesto universalmente noto del pugno che si stringe. Interrompere una sacra litania è quanto di più insultante si possa considerare per la dottrina capitolare. Comunque accetteremo le tue scuse in futuro, ora abbiamo qualcosa di più urgente da risolvere”.
Pessimus continuò a fissare l’enorme piazza.
“Mastro reckart, a bordo della mia nave saprò sicuramente farmi perdonare questa infrazione all’etichetta capitolare. Il mio buon senso consiglia invece di tenere d’occhio quelle strane presenze luminose che stanno sciamando verso di noi”.
Una moltitudine di enormi costrutti simili a meduse era comparso dal nulla e volteggiava in modo confuso davanti all’entrata dell’edificio. Una versione molto più grossa e più minacciosa si dirigeva verso di loro. Rapide sequenze di colpi energetici iniziò a prenderli di mira.
“Passo sul canale tattico, ci vediamo sul tetto”.
Pessimus attivò il malleus e si diresse verso l’edificio.
“Corgo, copri la mia avanzata. Crociati, muro di scudi. Moobootoo, fuoco a volontà. Ricolo copri il fianco destro.
I crociati sciamarono verso le meduse mentre l’ogre, riparato dietro l’enorme scutum avanzava lento. I costrutti, rapidi e letali, si avventarono contro i capridi sferzandoli con i loro tentacoli taglienti. Le lame delle armi energetiche lampeggiavano rumorose al contatto dei campi di energia che proteggevano quelle meduse aliene. Pessimus avanzò lento e si accorse che Reckart aveva ingaggiato quella che doveva essere il loro caposciame. Un forte colpo lo distolse dalla visione del justicar che parava e colpiva il costrutto. Corgonianui aveva parato un colpo diretto a lui spaccando lo scutum e rendendolo inservibile. Un’enorme bolla bluastra disintegrò diversi costrutti aprendo un varco tra quelle schiere svolazzanti.
“Bravo Moobootoo, stasera doppia carota!”
Pessimus continuò ad avanzare roteando il malleus fino ad arrivare all’entrata dell’edificio. Prima di entrare si voltò per controllare la situazione. Lache era a terra, gli acoliti stavano ripiegando veloci, inseguiti da una medusa che li tempestava di colpi, Corgonianui e Atro menavano colpi in modo furioso circondati dai costrutti. Moobootoo scaricò un altro globo di plasma che disintegrò altri nemici a pochi pasi da lui.
“Ricolo! Torna immediatamente indietro o farò mangiare ai miei molossi quel poco di organico che ti rimane. Mooboo, fai raffreddare il cannone…”
Moobootoo si accasciò a terra colpito dal ritorno di fiamma della sua arma che era andata inevitabilmente in surriscaldamento. Gli astartes, sul lato sinistro della piazza, continuavano a combattere con la loro eleganza mortifera. Pessimus entrò e si diresse verso la scalinata che portava all’atrium della torre.
“Dominus, cominciano a cadere. Ho visto che qualcuno è entrato nell’edificio. Chiedo il permesso di disingaggiarmi per raggiungerti”.
“Continua a fare il tuo lavoro, Corgo, e controlla Ricolo, se dovesse ancora retrocedere smontagli la testa”.
Pessimus salì sulla piattaforma elevatrice e iniziò a salire veloce verso la sommità. Quando uscì sul tetto trovò una medusa che fluttuava a pochi passi dal parapetto. Appena si mosse, il costrutto alieno iniziò a tormentarlo di colpi ma subito dopo esplose in una bolla di fuoco.
“Corgo, sono sul tetto. Rapporto”.
“Dominus, i costrutti sono stati distrutti, Lache è a terra ma operativo, Moobootoo è in piedi e il cannone è ancora in discreto stato, Ricolo è… ancora con noi”.
“Anche qui è tutto libero, un costrutto è esploso prima che potessi fare qualcosa”.
“Sì, ho visto, un cavaliere ha deposto un proiettile benedetto nella sua testa da quaggiù”.
Pessimus si avvicinò al trasmettitore e lo fissò immobile. Nessuna tastiera, nessuna fessura, nessuna leva.
“Nel dubbio, eradica!”
Il malleus lo colpì riducendolo in schegge arroventate. La voce del pilota dell’Arvus lo fece sorridere.
“Dominus, abbiamo ripristinato il collegamento con la Vipiennas, ti metto in contatto col Comandante Ieromanlius”.
In quel momento Reckart lo raggiunse.
“Noi abbiamo finito, inquisitore, a che punto sei?”
“Ho ripristinato il collegamento con la mia nave. Direi che si tratta solo di tempo, ora”.
Le due figure rimasero immobili una difronte all’altra. Due statue di metallo e ceramite, una argentata e l’altra brunita. Un’aria sporca e un sole malato completavano quel quadro che rappresentava tutta la gloria dell’Imperatore. Pessimus si sentì stringere il cilicio e abbandonò quei pensieri di potenza e vittoria.
“Sono il Comandante Ieromanlius, ordinate dominus”.
“Fate scendere un Falco da trasporto. Abbiamo bisogno di un medicus, gruppi di manutenzione per le armature, ripristino di munizioni e celle energetiche. Il tutto per me e la mia squadra e inoltre un gruppo di ripristino completo per armi e armature astartes…”
“Astartes, dominus?”
“Hai capito benissimo, Ieromanlius. Astartes, e per la precisione Cavalieri di Titano”.
“Comprendo, dominus, i tecnoservitori sono già all’opera.”
Pessimus si voltò verso il justicar.
“Farò lasciare il gruppo di ripristino sulla piazza, Mastro Reckart, troverà tutto quello che le occorre e… altro. Ora necessito di tornare all’Arvus per fare rapporto al Collegio e per rileggere tutti gli appunti degli ultimi anni. Ti trasmetterò una mappatura completa di tutto quello che ho rilevato fino ad ora. Inclusi i miei studi sull’architettura del luogo e tutto ciò che potrebbe aiutarti in una maggiore comprensione degli eventi curiosi che stanno accadendo. Gloria all’Imperatore”.

Il justicar chinò leggermente il capo in segno di saluto e osservò l’inquisitore dirigersi verso la piattaforma che lo avrebbe riportato a terra. Pessimus aveva omesso solo una piccola cosa che, per ora, aveva preferito tenere per sé. Quella non era una torre di trasmissione ma, a quanto vedeva scritto ovunque nella lingua arcaica che aveva imparato a comprendere in tutti quegli anni, una torre di ‘contenimento’. Aveva ripristinato le trasmissioni ma aveva il sospetto che anche qualcos’altro avesse smesso di funzionare. Forse l’inibitore serviva a celare qualcosa, più che ad impedire. Ebbe una sensazione sgradevole che scacciò subito con la visione del suo calidarium e di due corpi sinuosi che agitavano voluttuosamente le loro linguefruste.

sabato 7 novembre 2015

Missione 1 - Lord Bogaden

RAPPORTO 10010010X100XXY1Z00Y

"Rapporto Bogaden in data 10010010X100XXY1Z00Y
Siamo precipitati su un pianeta non segnato sulle nostre astromappe. Il territorio è apparentemente abitabile per esseri inferiori: è possibile trovare aborigeni o colonie insediate. Annotare possibilità di sottomissione o di eradicare qualsiasi entità vivente."

Il nobile Bogaden uscì dall'ormai rottame assieme al suo seguito. Il terreno era scuro, roccioso, freddo, come il loro pianeta natio ma, una strana nebbia giallognola densa come il flusso catalizzatore che alimentava le loro navi impediva la visibilità oltre i 5m.

Il nobile si appostò sulla cima di una collina alla ricerca di punti di riferimento e subito la sua guardia pretoriana, la più fidata si mise innanzi a lui a difesa del proprio signore.

Con la velocità e l'assoluto silenzio degni solo di uno spettro, la Wraith Sylas andò al fianco di Bogaden, come un fedele segugio in attesa di un segno del suo padrone: era in attesa di cacciare!

Ad un tratto una potente raggio psionico attraversò l'aria da est mancando di poco il potente segugio. "VAI Sylas!! dilania", e con un cenno di bogaden la formazione pretoriana e di immortali si spostò verso est con formazione a barriera pronta ad impattare.
A quel punto il nobile riusci a vedere meglio attraverso la nebbia e scrutò diverse ombre lungo tutto l'orizzonte.
"Un pensiero corrotto mi attanaglia e un dubbio mi pervade: che sia questa una prova che gli antichi hanno creato per me? che io sia dunque il successore degno della casta dei nobili? che sia questa la prova finale? Ordunque sia! Nulla rimarrà su questo pianeta e qui si ergerà la mia dinastia."

Ancora più convinto di essere messo alla prova ed essere nel giusto, con la velocità pari solo all'essenza di un Necron, impartì ordini:
"Sylas settore est 000001
TombBlade: in ricognizione nel settore 100000. Avvistato gruppo all'interno di una apparente costruzione: intercettare e distruggere.
IMMORTAL! avanzare a protezione assieme a Garhod (il pretoriano) nel settore 010000: rilevata presenza in avvicinamento."

Da quel momento nel giro di brevi attimi si scatenò uno scontro non previsto. Ad est Sylas individuò un gruppo di.... Tiranidi?!? Ed ingaggò una lunga battaglia imbrigliando nelle sue spire gant, velenotropi e uno Zoantropo ..... letale. Lo scontro fu lungo ed alla fine molti gant caddero, ma nello stesso momento in cui fu messo ko anche lo Zoantropo, una frusta avvelenata colpì Syslas tramortendola.

Le TombBlade non ebbero il medesimo incontro: un gruppo di Umani? Ogre? non meglio definiti si nascondevano all'interno di un edificio. Alcuni colpi di bombardamento vennero
sparati mietendo alcune vittime, me poi partirono potenti colpi di plasma che fecero ripiegare (per sicurezza) le due moto, continuando a fare fuoco di arginamento; ma una figura, tozza, bardata ed arrabbiata, correva verso loro in cerca di lotta, di scontro.
Alla fine le Tomb ritornarono al punto 0 ma una venne danneggiata lungo il percorso da una folgorata al plasma, rallentando la sua andatura.

Non meno facile fu lo scontro al centro, dove Bogaden trovo un manipolo di Grey Knights.
Con la velocità di un condottiero, il nobile capì da subito che non potevano fare nulla i suoi immortali a dei potenti Grey Knights, e decise di intervenire assieme alla sua guardia pretoriana: il punto di raccolta DOVEVA essere tenuto. Cadde un marine, poi un altro, ma non erano morti, solo rallentati. Così i necron dovettero arretrare mentre cadevano lentamente.

Anche Bogaden cadde, ma non fu distrutto: proprio negli attimi finali, mentre cadevano sotto le potenti armi psichiche, un messaggio dalle Tomb arrivò:"Signore, abbiamo rilevato alcune celle di energia, che possono essere utili alla nave e ai nostri sistemi: ordini?".
E proprio mentre Bogaden era inerme sul suolo, e mentre i suoi nanoriparatori riagganciavano le interfacce di sistema, la risposta fu inviata:"procedere alle fonti di energia. Recuperare le sorgenti ed approntare un sistema di integrazione con i nostri apparati. A tutti i superstiti: portare le presenze ostili lontano dai punti segnalati; depistare il nostro intento al fine di compiere la missione..... a costo del nostro metallo".

Ed un pensiero emerse dall'essenza del sottomesso:"Questa è di sicuro la prova finale. Più difficile, più ardua, ma ancor più colma di gloria. E forse, i nostri antichi hanno dato a noi la possibilità di provare una nuova funzione: alleanza.... o sottomissione che è più funzionale.
Ma chi? ogre? no, non sono assoggettabili. Grey Knights? MAI!
Quel gruppo di umani però possono essere malleabili e di facile convincimento. Possono essere convinti che noi siamo i loro Buoni alleati. SI è possibile, ma come farglielo capire? perderemo alcuni necron, ma poi forse.....
Tiranidi? sono bestie, ma forse possono essere assoggettate. SI, questo è possibile, avere una alleanza, perchè questo è il MIO volere: manderò delle lettere."

Missione 1 - Inquisitore Pessimus

OMEGA PRIME Cap 2
Arvus.
Pessimus odiava quel veicolo stretto e scomodo, pieno di stridii e vibrazioni e con la postazione inquisitoriale assolutamente insoddisfacente. Osservava rancoroso Corgonianui; odiava la sua calma da subumano mentre, sereno e immobile, sfogliava un rotolo in sintopergamena pieno di immagini di luoghi ameni. Santuari montani dove la sua razza, ingombrante e famelica, cercava quel poco di spiritualità che le limitate facoltà mentali le permettevano. Anche se non perfettamente aderenti alla dottrina del Credo Imperiale, Pessimus tollerava quegli scritti; Corgonianui era una guardia del corpo perfetta. Era letale in battaglia, servile sulla nave e fedele come un mercuropechinese castrato. “Dominus, stiamo entrando nell’atmosfera, lo spiritomacchina sta considerando la rotta migliore verso il punto d’inserzione turris 334. Sarebbe opportuno un suo consiglio”.
I piloti.
Posavano il culo in cabina, accendevano incensi, sussurravano litanie e si ingraziavano lo spirito macchina che li guidava, indifferente ai piccoli umani ma appagato dalle giaculatorie, dove volevano. Pessimus preferiva la tecnologia semplice dell’RQM Tempesa: titillare il grilletto per far schizzare il metallo benedetto ed eradicare l’impuro.
“Ignorate ogni anomalia inferiore a sette. Rimaniamo sulla verticale 334 e cercate di non disturbarmi ogni dieci secondi. Altrimenti vi manderò ad accendere incensi per lo smaltitore di rifiuti della Vipiennas”.
Oltre a Corgonianui, la squadra di esplorazione era composta da tre capridi crociati. Subumani il cui DNA era per metà caprino e per il resto umano. Gli eugenetisti di Revantina avevano un senso tutto loro su quale fosse la miglior razza da adattare ad ogni scopo. I capridi erano mediamente intelligenti, sufficientemente resistenti e a basso costo di mantenimento. Sgraziati nella forma, zoccoli, corna e code erano un retaggio a cui ormai non si poteva rinunciare, erano comunque affidabili e di carattere testardo. Silenziosi e puzzolenti. Lo incuriosiva soprattutto Atro col suo rancore represso e il suo naso sempre sporco di muco. Aveva preteso anche un supporto pesante. Moobootoo, con il suo cannone al plasma bioinnestato e il suo cervello quasi totalmente ricostruito con cellule di toporospo catachano, era stata una scelta obbligata. Concludevano il manipolo cinque acoliti. I corpi rachitici sotto le lunghe vesti ne celavano la sgradevolezza, i cappucci perennemente alzati nascondevano facce dall’espressione ebete sempre intente a pregare l’Imperatore in un fervore che non aveva mai riposo. Un tempo umani, si lasciavano manipolare dall’Adeptus Mechanicus fino a diventare fragili strutture organiche inserite in tecnocorpi sperimentali. Economici e sottomessi al punto giusto.
“Dieci secondi e tocchiamo terra”.
Pessimus carezzò il manico del suo malleus potenziato e si deliziò nello sfiorare il grilletto dell’RQM. La serie di cilici psicoreattivi borchiati in latex che indossava sotto la possente armatura catafratta lacerarono delicatamente le sue carni ricordandogli di non cedere ai piaceri della punizione dell’eresia. Le armi erano solo uno strumento che l’Imperatore concedeva ai suoi figli per mondare la galassia dalla corruzione e non feticci da venerare. Lo spasmo di piacere durò a lungo, intenso e dolce. Il portellone posteriore dell’Arvus si aprì e Pessimus discese lento la rampa fino a toccare il polveroso suolo di Omega Prime. Una nebbia ocra rendeva la visione difficoltosa e malata. Si intuivano le forme di edifici in rovina ma l’occhio non riusciva poi a mettere a fuoco nulla. Gli analizzatori morfometrici della sua armatura erano silenziosi, come se fossero dormienti.
“Corgo, che suggerisce il tuo senso primitivo?”
Corgonianui si guardò intorno per qualche secondo, annusando l’aria sporca e sgranando gli occhi arrossati.
“Dominus, questo posto è malato. La pancia mi parla e mi mette in guardia. Ci sono cose che non dovrebbero esserci e altre cose che cercano di arrivare”.
“Come sempre sei di grande aiuto, Corgo. Che significa?”
“Non siamo soli”.
Pessimus si voltò e fissò tutti i membri del manipolo. Atro tossiva e smocciolava nervoso senza guardare nessuno. Moobootoo era immobile in attesa di ordini. Gli acoliti mormoravano e ondeggiavano lenti come canne nella brezza.
“Atro, Lache e Cloto: copertura totale del campo. Centoventi gradi ciascuno. Ricolo, con la tua squadra apri la via verso l’edificio 334. Moobootoo, ogni dieci passi esegui un controllo in codice rosso. Sei autorizzato a reagire a ogni minaccia senza procedura di richiesta ordini. Ci dirigiamo verso la torre 334. Andiamo”.
Il manipolo si incamminò tra le macerie di edifici dall’architettura estranea. La nebbia gialla celava e rivelava in base al caso. Sordi boati arrivavano attutiti.
“Dominus, sembrerebbero armi imperiali”.
“L’Imperium ignora questo posto. Forse epoche fa qualcuno ha tentato di costruirci la propria dimora ma la cosa non è andata a buon fine. Inutile come dell’olio profumato nella casa di un Valhalliano” Un boato e Pessimus si trovò a ristabilire le connessioni dell’armatura catafratta. Calore e fumo grigio. La squadra di acoliti era stata quasi centrata da un colpo. Due di loro erano a terra ma i sensori vitali erano ancora sul verde.
“Cos’era?”
“Laggiù”.
Pessimus scaricò un caricatore contro un’ombra fugace alla sua destra. Moobootoo riversò nella stessa direzione il plasma che si era accumulato nella cella della sua arma e Atro si lanciò contro il nemico. “Conta!” Nessuna perdita, tutti risposero col blip consueto, anche i due acoliti che si stavano riprendendo dopo l’onda d’urto.
“Dominus, sembrava tecnologia necronica”.
“Corgo, tutto sembra qualcosa. Armi imperiali, tecnologie necroniche, quello che è certo è che questo pianeta insulso sembra essere inspiegabilmente frequentato. Procediamo verso l’edificio. Atro, fammi un rapporto. Ora”.
La voce gracchiante e metallica di Atro lo infastidì.
“Dominus, procedo verso un possibile bersaglio. Sfuggente e veloce. Probabimente un…”
La voce di Atro s’interruppe. Pessimus recitò nella sua mente la litania di ringraziamento all’Imperatore per le opportunità di purificazione che gli erano state concesse. Dopo un’eternità, l’auriculare riprese il segnale.
“Dominus, ho appena ricevuto un colpo. Sembra tecnologia necronica, continuo l’inseguimento. Lo scudo ha retto perfettamente ma ora è al settanta per cento”.
In quell’istante Moobootoo scaricò un altro colpo di plasma nel giallo sfocato che era l’atmosfera di quel pianeta. In lontananza si intuì una sorda esplosione. Atro continuò concitato.
“Dominus, Moobootoo ha colpito qualcosa, mi avvicino per controllare”.
“Perfetto, Atro, questa sera doppia carota per te e doppio pappone per Moobootoo”.
La squadra era arrivata sotto l’edificio. Corgonianui osservava cupo le pareti crollate. Gli acoliti si aprirono a ventaglio mentre gli altri due capridi crociati, Lache e Cloto, piantarono gli scudi a difesa di Pessimus.
“A quanto pare dobbiamo entrare. Corgo, fai strada. Ricolo, tu e gli altri acoliti entrate dal portone e controllate i piani bassi, noi saliamo”.
Gli acoliti si infilarono silenziosi nell’edificio mentre Pessimus seguì Corgonianui che creava un percorso agibile tra le macerie.
“Atro, aggiornami”.
“Continuo ad avanzare, il costrutto abbattuto si è rimesso in volo e si è allontanato. Sono quasi certo si tratti di tecnologia necronica”.
“Torna e ricongiungiti a noi”.
“Arrivo, Dominus”.
Pessimus si affacciò sul balcone che sovrastava una grande piazza. Figure sfocate si muovevano alla sua destra. I sordi tonfi che arrivavano erano riconducibili ad armi imperiali. Era una certezza, ormai. Un lampo e un’esplosione squassarono la balconata.
“Dominus, attenzione!”
Corgonianui deviò un pesante blocco di plastacciaio dalla sua traiettoria diretta all’inquisitore. Pessimus apprezzò quel gesto anche se sapeva benissimo che la sua armatura catafratta lo avrebbe protetto in ogni caso.
“Ci sparano, Dominus, laggiù!”
“Grazie Corgo, intuitivo e perspicace come al solito”.
“Grazie Dominus!” “Non rispondete al fuoco, ho un sospetto.”
Il vox gracchiò improvviso.
“Dominus, ho in contatto una figura, mi avvicino per…”
Un forte clangore e il riconoscibile sfrigolio delle armi psichiche.
“Atro!”
Atro era venuto in contatto con qualcuno. Pessimus sperava che il suo intuito non si fosse incagliato in qualche curva illogica o emotiva.
“Atro, rispondi!”
Una terza voce, bassa e arrogante, si inserì nella trasmissione.
“Crociato, perdonerò la tua insolenza solo se mi porterai dal tuo Inquisitore... in caso contrario ti informo che stai per morire.”
“Ascolta, voce arrogante, sono Astorre Pessimus, Primo Inquisitore del Collegio de Propaganda Fide di Revantina XXXIX, Episcopo, per volontà dell’Imperatore, del settore Prime. Hai la possibilità di piegarti e venerare il Trono d’Oro o accettare la morte con l’insolenza dell’eretico.”

Missione 1 - Commissario Volkevich

+++RAPPORTO COM-LOG COMMISSARIO LEONID VOLKEVICH - VALHALLIAN HAMMERS - LUOGO: SCONOSCIUTO – DATA: SCONOSCIUTA – STATO PLOTONE: ATTIVO+++
Giorno 1: Siamo stati catapultati su questo nuovo pianeta dalla nostra postazione su Asgard III. Non siamo soli. Mostruosità Xeno sono state mandate qui assieme a noi, le sentiamo strisciare, affamati, e le condizioni non sono delle migliori. Il terreno è arido, quasi bruciato, e con pochi altipiani per poter organizzare una posizione sopraelevata, come se non bastasse una fitta nebbia rosa impedisce di distinguere bene suoni e rumori.
Il grosso dell’armata è rimasta a preparare il campo base, ma le risorse sono poche e tra i soldati ci sono molti feriti, reduci ancora dagli scontri su Asgard III. Il Tempestus Scion Kowalski, medico dell’unità “Piercing Fangs” e medico di riferimento per l’armata, ha già dato disposizioni per il trattamento dei feriti in ordine di priorità.
Cala la notte, il promezio per mantenere i fuochi scarseggia, le sentinelle sono stanche, ho istituito cicli di vedetta più brevi…Che il Padre di Tutti e suo figlio Leman Russ ci diano la forza per vedere l’alba di domani.
+++FINE RAPPORTO+++


+++ RAPPORTO COM-LOG COMMISSARIO LEONID VOLKEVICH - VALHALLIAN HAMMERS - LUOGO: SCONOSCIUTO – DATA: SCONOSCIUTA – STATO PLOTONE: ATTIVO+++
Giorno 2: La notte è passata senza troppi problemi, se escludiamo il continuo sottofondo di artigli chitinosi che grattavano la superfice, mandibole che guizzavano e ombre che si muovevano…nessun attacco da riportare.
Ho deciso di andare in avanscoperta, i mezzi di comunicazione sono offline, il pianeta non risulta in nessuna carta planetaria, non sappiamo cosa ci aspetta; bisogna tornare alle basi della dottrina militare, organizzare una squadra per capire dove siamo.
I soldati attivi con abbastanza energie da poter effettuare la ricognizione sono pochi: i Tempestus Scions Rico, Kowalski e “Soldato”; 5 soldati del 189° Flames Forged con la loro postazione Requiem Pesante e 5 Coscritti del 906°…per il Padre di Tutti sono dei ragazzini, ma almeno così si forgeranno il carattere. Io li guiderò.
Abbiamo raccolto quante più munizioni possibli da tutti i reggimenti, la situazione è cupa: considerando il necessario per resistere alla base per almeno una settimana standard, abbiamo a stento il necessario per una sola uscita di ricognizione: se falliamo, I Valhallian Hammers saranno spacciati.
Dopo 3 ore di pattuglia arriviamo, per pura fortuna, al nostro Taurox Prime modello Umbra: “Ironstorm” e troviamo anche la carcassa di un Leman Russ Battle Tank, ma le livree non sono nostre…mi chiedo come ci sia finito qui. In quel momento li vediamo: ombre nella nebbia, rapide, urlanti, vicine…troppo vicine. Rico urla “Tiranidi!” ed io dispongo le difese, ci asserragliamo attorno al carro, e per qualche secondo un lieve segnale sul vox della 189° Flames Forged si attiva…altri due veicoli imperiali sono nella zona: se troviamo delle munizioni, carburante e viveri possiamo sperare! Facciamo giusto in tempo a segnare le coordinate in maniera grossolana e il vox torna silenzioso. Ho optato per dividere le forze, dovevamo assolutamente raggiungere quei veicoli.
Ho inviato il 189° verso Nord-Ovest, in direzione di un segnale, mentre i Coscritti sono andati a Est/Nord-Est, verso l’altro: in questo modo potevo tenerli d’occhio grazie alla copertura degli Scions e del Requiem Pesante, arroccato alle mie spalle.
Il 906° è il primo a trovare il nemico, e orde di gant si riversano su di loro…poveri ragazzi…in tre vanno giù, e due provano a scappare: vigliacchi, non sotto il mio comando! Impongo un fuoco di copertura pesante e mi piazzo davanti ai fuggitivi…quando si sono ripresi dai colpi del calcio della mia pistola sul naso, sono tornati a combattere più ferocemente di prima. Gli Scions sono impeccabili, come sempre, e riversano fuoco e morte sui gant e genestealer, facendo guadagnare terreno al 906° che riesce anche a segnare qualche uccisione (il coraggio che gli serviva era alla fine della mia pistola a quanto pare).
Il sistema di comunicazione a onde corte si anima, il 189° ha ingaggiato il nemico sul fianco sinistro (potevamo essere accerchiati Trono della Terra!) ma le fiamme dei Flames Forged si sono dimostrate degne della loro nomea, e la squadra continua ad avanzare fino a raggiungere un Chimera, carico di materiali e risorse per la nostra base.
Sul fianco destro il 906° e i Piercing Fangs avanzano inarrestabili, galvanizzati dal possibile successo della ricognizione. Arrivano ad un Valkirie, ma qualcosa non quadra…tutto intorno a loro ci sono ombre che si muovono…ma non come i Tiranidi…alcune sono lente e esili, altre grosse e quasi aggraziate…persino i rumori non sono tipici degli Xeno: sarò paranoico, ma credo di aver sentito il crepitio delle armi Gauss e il familiare ritmo cadenzato dei Requiem. Che il Padre di Tutti e Leman Russ ci proteggano, forse anche i Necron e le legioni traditrici sono su questo pianeta? Ci sbrighiamo a raccogliere le risorse e i materiali, e prepariamo i feriti per l’evacuazione; un Coscritto era svenuto per lo shock della vista dei Termagant, ma un calcio ben assestato sulle costole lo hanno svegliato per bene: se non altro combatterà un altro giorno. Gli altri due sono ridotti male, e dovranno essere curati per bene prima di ritornare in servizio (Su Asgard III non avremmo mai sprecato medicine per dei Coscritti, ma qui ogni fucile conta).
Kowalsky è entrato nella mia tenda, dice che c’è qualcosa che non va con i feriti: uno dei coscritti non riporta normali ferite causate dai Tiranidi, sono fori di proiettile solidi, sfrigolanti di energia…sembra opera dei servi dei poteri perniciosi, se sarà così gli farò pagare questo errore…NON SI FOTTE CON I VALHALLIAN HAMMERS!
Devo andare a fare il giro d’ispezione delle truppe. Il morale è alto, e la carne di Tiranide ha quasi un sapore migliore (il 189° afferma che è dovuto alle loro fiamme). Oggi festeggiamo, domani si torna a combattere.
Speriamo di ricevere notizie dalla flotta il prima possibile. Intanto io farò quello che mi riesce meglio: ucciderò i nemici del genere umano.
Il Padre di Tutti protegge, Fenris Hjolda

Missione 1 - Gabriel Reckart

SMARRIMENTO

Gabriel Reckart era ferito, stremato, e non aveva idea di cosa stesse succedendo. Qualche ora prima stava combattendo con degli abomini indicibili, era sicuro di aver dato il colpo ferale a Malakrath, aveva sentito la sua linfa demoniaca disgregarsi per sempre, poi un lampo di luce; strane figure eteree lo abbracciarono, quasi accarezzandolo, e all'improvviso una parte della Basilica di San Sebastian si era letteralmente teletrasportata in un luogo sconosciuto o così sembrava.
Questa nebbia giallastra ricordava i gas sulfurei di Galvos, un pianeta assassino che secoli prima era stato invaso da un'epidemia di un possente Demone di Nurgle ma non aveva senso; fratello Duncan non indugiò un secondo e si arrampicò su quello che era rimasto del ballatoio della Basilica e cominciò a fungere da vedetta imbracciando un cannone psionico che tante vittime aveva mietuto negli anni.
In un attimo i Grey Knights erano già in posizione di combattimento, pronti ad affrontare la nuova minaccia. Duncan fu colui che individuò la prima minaccia e comunicò telepaticamente ai suoi fratelli che sul lato occidentale c'erano sagome in movimento. Purtroppo la nebbia non permetteva di identificarle ma vista la situazione ogni cosa che si muoveva e che non portasse l'Egida era un potenziale nemico.
Duncan fece fuoco, e una sagoma cadde ma ve ne erano molte altre, in particolare di fronte a i suoi confratelli. All'unisono le armature d'argento avanzarono vomitando fiumi di proiettili Requiem...gli ultimi. Gabriel Reckart intonò parole sacre nei confronti di un'ombra che si stagliava in cima ad una collina e che aveva osato lanciare una sorta di proiettile energetico sull'invulnerabile Egida Terminator del Justicar.
Il possente Grey Knight rimase stupito nel non percepire alcuna aura demoniaca ma al contrario un vuoto psichico assoluto, una sensazione che provò solo una volta nella sua vita, due secoli prima per l'esattezza, quando, combattendo a fianco dell'Inquisitore Van Breus, rimase inorridito dalle capacità combattive della sua guardia del corpo, un Assassino Culexus che uccise da solo un Principe Demone di Tzeentch; non seppe mai il suo nome.
Gabriel e i suoi capirono immediatamente il perchè di quella strana sensazione quando dalla nebbia uscì un'enorme figura metallica, simile ad uno scheletro umano, che fluttuava davanti ad un'altra figura altrettanto grande ma ben più minacciosa, con una enorme falce di energia ignota in mano.
Il Justicar lesse molti tomi su questa antichissima razza dell'Universo, i Necron, che ancor prima dell'esistenza dell'uomo governavano ogni pianeta conosciuto; sapeva della loro immunità ai poteri perniciosi del Warp ma era altrettanto conscio della loro indistruttibilità.
Terminati questi pochi secondi di smarrimento, Gabriel ordinò ai suoi fratelli di caricare, mentre Duncan vomitava munizioni psioniche su tutto quello che si muoveva sopra questa collina. I Necron erano molto resistenti ma anche molto lenti e goffi nei movimenti, tant'è che il primo colosso cadde sotto i colpi del Justicar, che a causa delle ferite riportate nella Basilica di San Sebastian si era per un attimo inginocchiato a terra, provato, appoggiandosi alla sua alabarda.
In quel momento l'enorme costrutto metallico con la falce si avvicinò silenziosamente preparando il colpo mortale ma dalla nebbia spuntò fratello Parsifal che con il suo fucile d'assalto Requiem colpì precisamente il cranio dello xeno perforandolo ripetutamente, seguito dal tlak tlak del caricatore che segnava la fine delle munizioni. L'ultimo canto del Requiem aveva salvato la vita a Gabriel Reckart.
«Mio Lord, mi ringrazierai dopo, adesso bisogna vincere una battaglia!» esclamò Parsifal, che resisteva ai colpi energetici che provenivano da dietro il crinale della collina grazie alla sua destrezza e alla protezione dell'Egida.
I Grey Knights, infervorati dalla prodezza del loro fratello, erano riusciti a scovare dove si annidavano i loro "nuovi" nemici che furono distrutti uno ad uno. I possenti Marine erano allo stremo, Reckart si appoggiò ad una parete rocciosa sperando fosse tutto finito, quando dalla nebbia uscì come un fulmine una figura umanoide, dalla sfavillante armatura, che aveva un enorme scudo e una spada di rara fattura...con un simbolo inquisitoriale!!!!
Parlava uno strano gotico e sembrava stesse inseguendo qualcuno. Nella foga della battaglia probabilmente non si accorse di chi avesse di fronte e calò un fendente con tutta la sua forza verso il magnificente Justicar ferito.
Gabriel Reckart bloccò la spada con la mano, senza che l'armatura subisse alcun danno e disse con tono solenne: «Crociato, perdonerò la tua insolenza solo se mi porterai dal tuo Inquisitore...in caso contrario ti informo che stai per morire».

Bogaden, Lord Necrontyr - Cap. 1 (di L. B.)

IL PREZZO DELL’IMMORTALITA’
Nashir stava controllando per la 458esima volta le coordinate spazio temporali del salto della flotta. La tecnologia Necron dei viaggi spaziali è sempre stata un mistero e i nemici delle Dinastie non sono mai riusciti a capirla e forse non ci riusciranno mai, questo era il pensiero dell’antico Cryptek che, nel controllare il terminale, riusciva anche ad elaborare teorie tecnografiche sulla possibilità del recupero dell’anima.
Questo concetto, da sempre al centro di alcuni suoi studi sin dai tempi della Grande Guerra contro gli Antichi, fu il primo input che il suo cervello meccanico rielaborò all’epoca del suo risveglio, datato oramai a 547 anni fa.
Ciò che il Re Silente aveva deciso per l’intera stirpe dei Necrontyr, infatti, non aveva solo eliminato dal pensiero il concetto stesso di morte ma aveva eliminato una caratteristica degli esseri viventi talmente incalcolabile e imprevedibile, come l’anima per l’appunto, che erano solo pochi i Necron a rendersi conto della sua mancanza.
Per molti Necron senzienti era un aspetto dell’essere vivente assolutamente marginale, anche nell’epoca in cui era la carne a ricoprire le ossa, e ancor di più adesso che la carne era solo un lontanissimo ricordo a cui si aggrappavano quei folli del culto dei Flayed Ones, o almeno questo era il pensiero più diffuso.
«E se invece fossero gli unici, i Flayed Ones, ad aver capito come scoprire il segreto ultimo della nostra stirpe, ovvero la nostra perduta anima?» Per un intervallo, non definibile da una mente che non fosse Necron, Nashir smise di elaborare e i suoi sistemi si arrestarono all’unisono. Era spento, o almeno così direbbero gli umani.
Nel suo laboratorio gli scarabei si allertarono all’improvviso, e si avvicinarono alla postazione del Cryptek perché le loro istruzioni prevedevano la ricerca e la risoluzione del guasto.
In quel momento entrò Bogaden. Il Lord, per ordine del Lord Supremo Khaled, voleva sapere in che momento ci sarebbe stato il salto spaziotemporale e a quali coordinate tecnografiche era previsto l’arrivo per l’invasione del sistema umano Pirkus. L’ambizioso nobile Necrontyr conosceva Nashir da eoni, ancor prima che la sua carne diventasse metallo e sapeva benissimo che lo scienziato era a dir poco eccentrico.
Con un gesto della sua mano metallica, gli scarabei si diressero alla cervice del collo per riattivare il Cryptek ma ciò che ottennero fu una scarica che bruciò i circuiti interni dei piccoli insetti cibernetici. La mano di Nashir afferrò all’improvviso quella di Bogaden, che nel frattempo si era avvicinato, e l’unico occhio del cranio si illuminò. Dal suo apparato vocale uscirono queste parole: l’Anima è la parte vitale e spirituale di un essere vivente, comunemente ritenuta distinta dal corpo fisico. Tipicamente veniva assimilata al respiro (donde la sua etimologia). Originariamente espressione dell'essenza di una personalità, intesa come sinonimo di «spirito», o «io»……….«io»……….«io»……….«io»……….«io»……….«io»……….«io»……….«io»……….«io»……….
Il loop si interruppe.
Nashir riprese coscienza di sé e anticipò la domanda di Bogaden, confermando la partenza in 27,641 secondi a partire da quel momento…
La durata di un viaggio spaziotemporale Necron è inquantificabile, lo si può calcolare solo in modo approssimativo anche se è un Necron ad effettuare l’equazione. Ma si sa che in tutte le equazioni possono esserci delle variabili non completamente specificate e in quel momento spaziotemporale avvenne il paradosso non calcolato.
Una parte della flotta non era stata “spostata” nel viaggio e quelle poche navi che avevano fatto il salto si stavano velocemente disgregando a livello molecolare nella profondità dello spazio. Tre furono le navi sopravvissute e due si erano disintegrate.
Era concettualmente impossibile, matematicamente sbagliato, logicamente assurdo ma stava accadendo. Nashir ebbe uno dei suoi stalli per eccesso di traffico dati e si spense ancora, forse per sempre. Bogaden convocò la sua guardia d’onore ordinando di raccogliere le spoglie di Nashir e di far imbarcare nelle Night Scythe dell’hangar più soldati possibile prima di essere smaterializzati nell’incrociatore classe Harvest.
Pochissime navicelle riuscirono a partire dall’hangar e il vuoto cosmico che si venne a creare disabilitò, con un’onda d’urto, tutti i sistemi degli occupanti e delle stesse navi. Bogaden e i suoi erano stati spenti da qualcosa e si ritrovavano alla deriva.
Fortunatamente il campo gravitazionale di un pianeta attirò alcune Night Scythe sulla superficie. I sistemi erano fuori uso. Nel buio e nel silenzio però, due occhi di un cranio metallico si accesero…

Gabriel Reckart, Comandante della squadra "Lama di Luce" della III Confraternita dei Grey Knights - Cap. 1 (di G. R.)

IL SACRIFICIO

Valeron era stata messa a ferro e fuoco. Migliaia di corpi erano stati accatastati ai margini del lungo viale che portava alla Basilica di San Sebastian; uomini, donne, bambini… uno scenario raccapricciante, opera di un’entità dalla malvagità ultraterrena.
La 3° Confraternita dei Grey Knights, era riuscita a contenere l’orrore propagatosi per la Capitale di Kaleidos; per giorni interi i prescelti dell’Imperatore avevano purgato, bruciato e dilaniato ogni corruzione e aberrazione in forma di demone o di posseduti.
Il Gran Maestro Valdor Aurikon aveva avuto, mesi prima, delle premonizioni sul destino di Valeron, ma l’intervento dei Grey Knights non riuscì ad essere così tempestivo a causa di eccessive turbolenze durante il viaggio Warp.
La striscia di cadaveri portava ad un punto preciso della città, il punto più alto per la precisione, sovrastato dalla presenza dell’enorme Basilica; al posto della sacra gradinata che portava al portone dell’edificio, c’erano solo corpi mutilati, deformati e nel peggiore dei casi fusi tra loro, creando uno strato molle che, al passaggio dei possenti Cavalieri, “urlava” di dolore.
Gabriel Reckart comandava il primo gruppo costituito dalla squadra di Terminator “Lama di Luce”, lo Strike Team “Argento Vivo” e di supporto la squadra Interceptor “ Furia di Titano”. Fu grazie all’armatura Aegis che i protetti dell’Imperatore riuscirono ad arrivare indenni ad una decina di metri dall’entrata, nonostante una forte tempesta psionica che stava mutando la carne e la pietra creando mostruosità innominabili.
Queste statue sembravano invitare i Grey Knights ad entrare, quasi in gesto di sfida, ma la verità venne a galla un istante dopo; attorno alla Basilica si era innalzata una barriera di pura energia malvagia proveniente dal Warp. Era chiaro che entrare sarebbe stato impossibile, lo sapeva molto bene il Gran Maestro Aurikon, che ordinò all’intera confraternita di arrestare l’avanzata e di disporsi attorno al gigantesco edificio.
Gabriel conosceva molto bene quella disposizione tattica, e sapeva che si trattava di un gesto estremo del Gran Maestro; quella che si stava creando era una gigantesca comunione psionica grazie alla fusione di tutte le menti dei Grey Knights presenti per concentrare questa forza in un unico punto…il portone della Basilica. Purtroppo questa cerimonia prevedeva il sacrificio ultimo dei soggetti nel caso di un uso prolungato.
«Non lo posso permettere Marcus» sussurrò Gabriel all’enorme Terminator accanto. «I nostri fratelli non meritano di morire per questo».
«Il nostro compito è quello di servire la volontà dell’Imperatore e del nostro Gran Maestro mio Lord, se la mia vita servirà a far finire questo inferno sono pronto a sacrificarla» tuonò Marcus. Il Grey Knight era uno dei più fedeli e leali confratelli che Gabriel avesse conosciuto ma aveva anche il difetto di essere a volte testardo nella sua fede, al limite dell’ottusità.
«Marcus, fratelli miei, siamo l’avanguardia della nostra Confraternita. Abbiamo il dovere di purgare il male che infesta questo pianeta ma abbiamo anche il dovere di preservare la vita del capitolo. Sono conscio che ciò che ho intenzione di fare sarà visto come un tradimento ma non potrei mai vivere con il fardello delle vostri morti qualora sopravvivessi alla Cerimonia di Purificazione» Gabriel proferì queste parole di fronte ai fratelli che si trovavano di fronte al portone della Basilica. Il silenzio era interrotto dai tuoni
che anticipavano dei fulmini azzurri sempre più vicini e minacciosi. La Cerimonia di Purificazione stava per iniziare.
«Quello che tu ci chiedi è di disubbidire agli ordini mio Lord», disse Luther, Justicar della squadra “Furia di Titano”. «Quello che vi chiedo è di entrare con me appena si aprirà un varco nella barriera malefica e aiutarmi a finire il compito per cui siamo venuti fin qui» rispose solennemente Gabriel Reckart.
Al che Marcus Torden cominciò a battere per terra una delle estremità della sua alabarda Nemesis, e così fecero gli altri Terminator, seguiti dallo Strike Team e dagli Interceptor. «Siamo con te mio Lord, che l’Onnipotente Imperatore possa proteggere tutti noi!».
L’avanguardia si unì alla meditazione con l’intera Confraternita. Le scariche statiche attorno alla Basilica aumentarono fino al culmine che permise alla barriera di aprirsi.
«Ora!!» tuonò Gabriel ai suoi fratelli. I Grey Knights interruppero la meditazione ed entrarono sfondando il portone; la barriera demoniaca si richiuse alle loro spalle.
Tutto ciò che accadde all’interno della Basilica di San Sebastian è stato raccontato dai resti che furono trovati all’interno della cappella principale. Il Gran Maestro Aurikon ricostruì in parte gli avvenimenti; Reckart aveva deciso di sacrificarsi ed era riuscito ad eliminare il Male in un combattimento furioso che aveva portato alla morte chiunque si fosse trovato di fronte ad un’arma Nemesis. Di contro sembrava che nessun Grey Knights avesse perso la vita, poiché alcun corpo venne trovato; conseguentemente le gesta dei Cavalieri di Valeron furono scritte sul Libro degli Eroi per ordine dello stesso Valdor Aurikon.
Molti mesi dopo, il Gran Maestro si trovava in meditazione nei suoi alloggi su Titano; per un istante la sua mente tornò a Valeron, a quei giorni, a quel sacrificio…e poi una voce riecheggiò nella sua testa, un suono familiare ma molto, molto lontano: l’eco dell’anima di un uomo, forse perso nel tempo e nello spazio, che stava chiedendo aiuto…