SMARRIMENTO
Gabriel Reckart era ferito, stremato, e non aveva idea di cosa stesse succedendo. Qualche ora prima stava combattendo con degli abomini indicibili, era sicuro di aver dato il colpo ferale a Malakrath, aveva sentito la sua linfa demoniaca disgregarsi per sempre, poi un lampo di luce; strane figure eteree lo abbracciarono, quasi accarezzandolo, e all'improvviso una parte della Basilica di San Sebastian si era letteralmente teletrasportata in un luogo sconosciuto o così sembrava.
Questa nebbia giallastra ricordava i gas sulfurei di Galvos, un pianeta assassino che secoli prima era stato invaso da un'epidemia di un possente Demone di Nurgle ma non aveva senso; fratello Duncan non indugiò un secondo e si arrampicò su quello che era rimasto del ballatoio della Basilica e cominciò a fungere da vedetta imbracciando un cannone psionico che tante vittime aveva mietuto negli anni.
In un attimo i Grey Knights erano già in posizione di combattimento, pronti ad affrontare la nuova minaccia. Duncan fu colui che individuò la prima minaccia e comunicò telepaticamente ai suoi fratelli che sul lato occidentale c'erano sagome in movimento. Purtroppo la nebbia non permetteva di identificarle ma vista la situazione ogni cosa che si muoveva e che non portasse l'Egida era un potenziale nemico.
Duncan fece fuoco, e una sagoma cadde ma ve ne erano molte altre, in particolare di fronte a i suoi confratelli. All'unisono le armature d'argento avanzarono vomitando fiumi di proiettili Requiem...gli ultimi. Gabriel Reckart intonò parole sacre nei confronti di un'ombra che si stagliava in cima ad una collina e che aveva osato lanciare una sorta di proiettile energetico sull'invulnerabile Egida Terminator del Justicar.
Il possente Grey Knight rimase stupito nel non percepire alcuna aura demoniaca ma al contrario un vuoto psichico assoluto, una sensazione che provò solo una volta nella sua vita, due secoli prima per l'esattezza, quando, combattendo a fianco dell'Inquisitore Van Breus, rimase inorridito dalle capacità combattive della sua guardia del corpo, un Assassino Culexus che uccise da solo un Principe Demone di Tzeentch; non seppe mai il suo nome.
Gabriel e i suoi capirono immediatamente il perchè di quella strana sensazione quando dalla nebbia uscì un'enorme figura metallica, simile ad uno scheletro umano, che fluttuava davanti ad un'altra figura altrettanto grande ma ben più minacciosa, con una enorme falce di energia ignota in mano.
Il Justicar lesse molti tomi su questa antichissima razza dell'Universo, i Necron, che ancor prima dell'esistenza dell'uomo governavano ogni pianeta conosciuto; sapeva della loro immunità ai poteri perniciosi del Warp ma era altrettanto conscio della loro indistruttibilità.
Terminati questi pochi secondi di smarrimento, Gabriel ordinò ai suoi fratelli di caricare, mentre Duncan vomitava munizioni psioniche su tutto quello che si muoveva sopra questa collina. I Necron erano molto resistenti ma anche molto lenti e goffi nei movimenti, tant'è che il primo colosso cadde sotto i colpi del Justicar, che a causa delle ferite riportate nella Basilica di San Sebastian si era per un attimo inginocchiato a terra, provato, appoggiandosi alla sua alabarda.
In quel momento l'enorme costrutto metallico con la falce si avvicinò silenziosamente preparando il colpo mortale ma dalla nebbia spuntò fratello Parsifal che con il suo fucile d'assalto Requiem colpì precisamente il cranio dello xeno perforandolo ripetutamente, seguito dal tlak tlak del caricatore che segnava la fine delle munizioni. L'ultimo canto del Requiem aveva salvato la vita a Gabriel Reckart.
«Mio Lord, mi ringrazierai dopo, adesso bisogna vincere una battaglia!» esclamò Parsifal, che resisteva ai colpi energetici che provenivano da dietro il crinale della collina grazie alla sua destrezza e alla protezione dell'Egida.
I Grey Knights, infervorati dalla prodezza del loro fratello, erano riusciti a scovare dove si annidavano i loro "nuovi" nemici che furono distrutti uno ad uno. I possenti Marine erano allo stremo, Reckart si appoggiò ad una parete rocciosa sperando fosse tutto finito, quando dalla nebbia uscì come un fulmine una figura umanoide, dalla sfavillante armatura, che aveva un enorme scudo e una spada di rara fattura...con un simbolo inquisitoriale!!!!
Parlava uno strano gotico e sembrava stesse inseguendo qualcuno. Nella foga della battaglia probabilmente non si accorse di chi avesse di fronte e calò un fendente con tutta la sua forza verso il magnificente Justicar ferito.
Gabriel Reckart bloccò la spada con la mano, senza che l'armatura subisse alcun danno e disse con tono solenne: «Crociato, perdonerò la tua insolenza solo se mi porterai dal tuo Inquisitore...in caso contrario ti informo che stai per morire».
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