OMEGA PRIME
Cap 2
Arvus.
Pessimus odiava quel veicolo stretto e scomodo, pieno di stridii e vibrazioni e con la postazione inquisitoriale assolutamente insoddisfacente. Osservava rancoroso Corgonianui; odiava la sua calma da subumano mentre, sereno e immobile, sfogliava un rotolo in sintopergamena pieno di immagini di luoghi ameni. Santuari montani dove la sua razza, ingombrante e famelica, cercava quel poco di spiritualità che le limitate facoltà mentali le permettevano. Anche se non perfettamente aderenti alla dottrina del Credo Imperiale, Pessimus tollerava quegli scritti; Corgonianui era una guardia del corpo perfetta. Era letale in battaglia, servile sulla nave e fedele come un mercuropechinese castrato. “Dominus, stiamo entrando nell’atmosfera, lo spiritomacchina sta considerando la rotta migliore verso il punto d’inserzione turris 334. Sarebbe opportuno un suo consiglio”.
I piloti.
Posavano il culo in cabina, accendevano incensi, sussurravano litanie e si ingraziavano lo spirito macchina che li guidava, indifferente ai piccoli umani ma appagato dalle giaculatorie, dove volevano. Pessimus preferiva la tecnologia semplice dell’RQM Tempesa: titillare il grilletto per far schizzare il metallo benedetto ed eradicare l’impuro.
“Ignorate ogni anomalia inferiore a sette. Rimaniamo sulla verticale 334 e cercate di non disturbarmi ogni dieci secondi. Altrimenti vi manderò ad accendere incensi per lo smaltitore di rifiuti della Vipiennas”.
Oltre a Corgonianui, la squadra di esplorazione era composta da tre capridi crociati. Subumani il cui DNA era per metà caprino e per il resto umano. Gli eugenetisti di Revantina avevano un senso tutto loro su quale fosse la miglior razza da adattare ad ogni scopo. I capridi erano mediamente intelligenti, sufficientemente resistenti e a basso costo di mantenimento. Sgraziati nella forma, zoccoli, corna e code erano un retaggio a cui ormai non si poteva rinunciare, erano comunque affidabili e di carattere testardo. Silenziosi e puzzolenti. Lo incuriosiva soprattutto Atro col suo rancore represso e il suo naso sempre sporco di muco. Aveva preteso anche un supporto pesante. Moobootoo, con il suo cannone al plasma bioinnestato e il suo cervello quasi totalmente ricostruito con cellule di toporospo catachano, era stata una scelta obbligata. Concludevano il manipolo cinque acoliti. I corpi rachitici sotto le lunghe vesti ne celavano la sgradevolezza, i cappucci perennemente alzati nascondevano facce dall’espressione ebete sempre intente a pregare l’Imperatore in un fervore che non aveva mai riposo. Un tempo umani, si lasciavano manipolare dall’Adeptus Mechanicus fino a diventare fragili strutture organiche inserite in tecnocorpi sperimentali. Economici e sottomessi al punto giusto.
“Dieci secondi e tocchiamo terra”.
Pessimus carezzò il manico del suo malleus potenziato e si deliziò nello sfiorare il grilletto dell’RQM. La serie di cilici psicoreattivi borchiati in latex che indossava sotto la possente armatura catafratta lacerarono delicatamente le sue carni ricordandogli di non cedere ai piaceri della punizione dell’eresia. Le armi erano solo uno strumento che l’Imperatore concedeva ai suoi figli per mondare la galassia dalla corruzione e non feticci da venerare. Lo spasmo di piacere durò a lungo, intenso e dolce. Il portellone posteriore dell’Arvus si aprì e Pessimus discese lento la rampa fino a toccare il polveroso suolo di Omega Prime. Una nebbia ocra rendeva la visione difficoltosa e malata. Si intuivano le forme di edifici in rovina ma l’occhio non riusciva poi a mettere a fuoco nulla. Gli analizzatori morfometrici della sua armatura erano silenziosi, come se fossero dormienti.
“Corgo, che suggerisce il tuo senso primitivo?”
Corgonianui si guardò intorno per qualche secondo, annusando l’aria sporca e sgranando gli occhi arrossati.
“Dominus, questo posto è malato. La pancia mi parla e mi mette in guardia. Ci sono cose che non dovrebbero esserci e altre cose che cercano di arrivare”.
“Come sempre sei di grande aiuto, Corgo. Che significa?”
“Non siamo soli”.
Pessimus si voltò e fissò tutti i membri del manipolo. Atro tossiva e smocciolava nervoso senza guardare nessuno. Moobootoo era immobile in attesa di ordini. Gli acoliti mormoravano e ondeggiavano lenti come canne nella brezza.
“Atro, Lache e Cloto: copertura totale del campo. Centoventi gradi ciascuno. Ricolo, con la tua squadra apri la via verso l’edificio 334. Moobootoo, ogni dieci passi esegui un controllo in codice rosso. Sei autorizzato a reagire a ogni minaccia senza procedura di richiesta ordini. Ci dirigiamo verso la torre 334. Andiamo”.
Il manipolo si incamminò tra le macerie di edifici dall’architettura estranea. La nebbia gialla celava e rivelava in base al caso. Sordi boati arrivavano attutiti.
“Dominus, sembrerebbero armi imperiali”.
“L’Imperium ignora questo posto. Forse epoche fa qualcuno ha tentato di costruirci la propria dimora ma la cosa non è andata a buon fine. Inutile come dell’olio profumato nella casa di un Valhalliano” Un boato e Pessimus si trovò a ristabilire le connessioni dell’armatura catafratta. Calore e fumo grigio. La squadra di acoliti era stata quasi centrata da un colpo. Due di loro erano a terra ma i sensori vitali erano ancora sul verde.
“Cos’era?”
“Laggiù”.
Pessimus scaricò un caricatore contro un’ombra fugace alla sua destra. Moobootoo riversò nella stessa direzione il plasma che si era accumulato nella cella della sua arma e Atro si lanciò contro il nemico. “Conta!” Nessuna perdita, tutti risposero col blip consueto, anche i due acoliti che si stavano riprendendo dopo l’onda d’urto.
“Dominus, sembrava tecnologia necronica”.
“Corgo, tutto sembra qualcosa. Armi imperiali, tecnologie necroniche, quello che è certo è che questo pianeta insulso sembra essere inspiegabilmente frequentato. Procediamo verso l’edificio. Atro, fammi un rapporto. Ora”.
La voce gracchiante e metallica di Atro lo infastidì.
“Dominus, procedo verso un possibile bersaglio. Sfuggente e veloce. Probabimente un…”
La voce di Atro s’interruppe. Pessimus recitò nella sua mente la litania di ringraziamento all’Imperatore per le opportunità di purificazione che gli erano state concesse. Dopo un’eternità, l’auriculare riprese il segnale.
“Dominus, ho appena ricevuto un colpo. Sembra tecnologia necronica, continuo l’inseguimento. Lo scudo ha retto perfettamente ma ora è al settanta per cento”.
In quell’istante Moobootoo scaricò un altro colpo di plasma nel giallo sfocato che era l’atmosfera di quel pianeta. In lontananza si intuì una sorda esplosione. Atro continuò concitato.
“Dominus, Moobootoo ha colpito qualcosa, mi avvicino per controllare”.
“Perfetto, Atro, questa sera doppia carota per te e doppio pappone per Moobootoo”.
La squadra era arrivata sotto l’edificio. Corgonianui osservava cupo le pareti crollate. Gli acoliti si aprirono a ventaglio mentre gli altri due capridi crociati, Lache e Cloto, piantarono gli scudi a difesa di Pessimus.
“A quanto pare dobbiamo entrare. Corgo, fai strada. Ricolo, tu e gli altri acoliti entrate dal portone e controllate i piani bassi, noi saliamo”.
Gli acoliti si infilarono silenziosi nell’edificio mentre Pessimus seguì Corgonianui che creava un percorso agibile tra le macerie.
“Atro, aggiornami”.
“Continuo ad avanzare, il costrutto abbattuto si è rimesso in volo e si è allontanato. Sono quasi certo si tratti di tecnologia necronica”.
“Torna e ricongiungiti a noi”.
“Arrivo, Dominus”.
Pessimus si affacciò sul balcone che sovrastava una grande piazza. Figure sfocate si muovevano alla sua destra. I sordi tonfi che arrivavano erano riconducibili ad armi imperiali. Era una certezza, ormai. Un lampo e un’esplosione squassarono la balconata.
“Dominus, attenzione!”
Corgonianui deviò un pesante blocco di plastacciaio dalla sua traiettoria diretta all’inquisitore. Pessimus apprezzò quel gesto anche se sapeva benissimo che la sua armatura catafratta lo avrebbe protetto in ogni caso.
“Ci sparano, Dominus, laggiù!”
“Grazie Corgo, intuitivo e perspicace come al solito”.
“Grazie Dominus!” “Non rispondete al fuoco, ho un sospetto.”
Il vox gracchiò improvviso.
“Dominus, ho in contatto una figura, mi avvicino per…”
Un forte clangore e il riconoscibile sfrigolio delle armi psichiche.
“Atro!”
Atro era venuto in contatto con qualcuno. Pessimus sperava che il suo intuito non si fosse incagliato in qualche curva illogica o emotiva.
“Atro, rispondi!”
Una terza voce, bassa e arrogante, si inserì nella trasmissione.
“Crociato, perdonerò la tua insolenza solo se mi porterai dal tuo Inquisitore... in caso contrario ti informo che stai per morire.”
“Ascolta, voce arrogante, sono Astorre Pessimus, Primo Inquisitore del Collegio de Propaganda Fide di Revantina XXXIX, Episcopo, per volontà dell’Imperatore, del settore Prime. Hai la possibilità di piegarti e venerare il Trono d’Oro o accettare la morte con l’insolenza dell’eretico.”
Arvus.
Pessimus odiava quel veicolo stretto e scomodo, pieno di stridii e vibrazioni e con la postazione inquisitoriale assolutamente insoddisfacente. Osservava rancoroso Corgonianui; odiava la sua calma da subumano mentre, sereno e immobile, sfogliava un rotolo in sintopergamena pieno di immagini di luoghi ameni. Santuari montani dove la sua razza, ingombrante e famelica, cercava quel poco di spiritualità che le limitate facoltà mentali le permettevano. Anche se non perfettamente aderenti alla dottrina del Credo Imperiale, Pessimus tollerava quegli scritti; Corgonianui era una guardia del corpo perfetta. Era letale in battaglia, servile sulla nave e fedele come un mercuropechinese castrato. “Dominus, stiamo entrando nell’atmosfera, lo spiritomacchina sta considerando la rotta migliore verso il punto d’inserzione turris 334. Sarebbe opportuno un suo consiglio”.
I piloti.
Posavano il culo in cabina, accendevano incensi, sussurravano litanie e si ingraziavano lo spirito macchina che li guidava, indifferente ai piccoli umani ma appagato dalle giaculatorie, dove volevano. Pessimus preferiva la tecnologia semplice dell’RQM Tempesa: titillare il grilletto per far schizzare il metallo benedetto ed eradicare l’impuro.
“Ignorate ogni anomalia inferiore a sette. Rimaniamo sulla verticale 334 e cercate di non disturbarmi ogni dieci secondi. Altrimenti vi manderò ad accendere incensi per lo smaltitore di rifiuti della Vipiennas”.
Oltre a Corgonianui, la squadra di esplorazione era composta da tre capridi crociati. Subumani il cui DNA era per metà caprino e per il resto umano. Gli eugenetisti di Revantina avevano un senso tutto loro su quale fosse la miglior razza da adattare ad ogni scopo. I capridi erano mediamente intelligenti, sufficientemente resistenti e a basso costo di mantenimento. Sgraziati nella forma, zoccoli, corna e code erano un retaggio a cui ormai non si poteva rinunciare, erano comunque affidabili e di carattere testardo. Silenziosi e puzzolenti. Lo incuriosiva soprattutto Atro col suo rancore represso e il suo naso sempre sporco di muco. Aveva preteso anche un supporto pesante. Moobootoo, con il suo cannone al plasma bioinnestato e il suo cervello quasi totalmente ricostruito con cellule di toporospo catachano, era stata una scelta obbligata. Concludevano il manipolo cinque acoliti. I corpi rachitici sotto le lunghe vesti ne celavano la sgradevolezza, i cappucci perennemente alzati nascondevano facce dall’espressione ebete sempre intente a pregare l’Imperatore in un fervore che non aveva mai riposo. Un tempo umani, si lasciavano manipolare dall’Adeptus Mechanicus fino a diventare fragili strutture organiche inserite in tecnocorpi sperimentali. Economici e sottomessi al punto giusto.
“Dieci secondi e tocchiamo terra”.
Pessimus carezzò il manico del suo malleus potenziato e si deliziò nello sfiorare il grilletto dell’RQM. La serie di cilici psicoreattivi borchiati in latex che indossava sotto la possente armatura catafratta lacerarono delicatamente le sue carni ricordandogli di non cedere ai piaceri della punizione dell’eresia. Le armi erano solo uno strumento che l’Imperatore concedeva ai suoi figli per mondare la galassia dalla corruzione e non feticci da venerare. Lo spasmo di piacere durò a lungo, intenso e dolce. Il portellone posteriore dell’Arvus si aprì e Pessimus discese lento la rampa fino a toccare il polveroso suolo di Omega Prime. Una nebbia ocra rendeva la visione difficoltosa e malata. Si intuivano le forme di edifici in rovina ma l’occhio non riusciva poi a mettere a fuoco nulla. Gli analizzatori morfometrici della sua armatura erano silenziosi, come se fossero dormienti.
“Corgo, che suggerisce il tuo senso primitivo?”
Corgonianui si guardò intorno per qualche secondo, annusando l’aria sporca e sgranando gli occhi arrossati.
“Dominus, questo posto è malato. La pancia mi parla e mi mette in guardia. Ci sono cose che non dovrebbero esserci e altre cose che cercano di arrivare”.
“Come sempre sei di grande aiuto, Corgo. Che significa?”
“Non siamo soli”.
Pessimus si voltò e fissò tutti i membri del manipolo. Atro tossiva e smocciolava nervoso senza guardare nessuno. Moobootoo era immobile in attesa di ordini. Gli acoliti mormoravano e ondeggiavano lenti come canne nella brezza.
“Atro, Lache e Cloto: copertura totale del campo. Centoventi gradi ciascuno. Ricolo, con la tua squadra apri la via verso l’edificio 334. Moobootoo, ogni dieci passi esegui un controllo in codice rosso. Sei autorizzato a reagire a ogni minaccia senza procedura di richiesta ordini. Ci dirigiamo verso la torre 334. Andiamo”.
Il manipolo si incamminò tra le macerie di edifici dall’architettura estranea. La nebbia gialla celava e rivelava in base al caso. Sordi boati arrivavano attutiti.
“Dominus, sembrerebbero armi imperiali”.
“L’Imperium ignora questo posto. Forse epoche fa qualcuno ha tentato di costruirci la propria dimora ma la cosa non è andata a buon fine. Inutile come dell’olio profumato nella casa di un Valhalliano” Un boato e Pessimus si trovò a ristabilire le connessioni dell’armatura catafratta. Calore e fumo grigio. La squadra di acoliti era stata quasi centrata da un colpo. Due di loro erano a terra ma i sensori vitali erano ancora sul verde.
“Cos’era?”
“Laggiù”.
Pessimus scaricò un caricatore contro un’ombra fugace alla sua destra. Moobootoo riversò nella stessa direzione il plasma che si era accumulato nella cella della sua arma e Atro si lanciò contro il nemico. “Conta!” Nessuna perdita, tutti risposero col blip consueto, anche i due acoliti che si stavano riprendendo dopo l’onda d’urto.
“Dominus, sembrava tecnologia necronica”.
“Corgo, tutto sembra qualcosa. Armi imperiali, tecnologie necroniche, quello che è certo è che questo pianeta insulso sembra essere inspiegabilmente frequentato. Procediamo verso l’edificio. Atro, fammi un rapporto. Ora”.
La voce gracchiante e metallica di Atro lo infastidì.
“Dominus, procedo verso un possibile bersaglio. Sfuggente e veloce. Probabimente un…”
La voce di Atro s’interruppe. Pessimus recitò nella sua mente la litania di ringraziamento all’Imperatore per le opportunità di purificazione che gli erano state concesse. Dopo un’eternità, l’auriculare riprese il segnale.
“Dominus, ho appena ricevuto un colpo. Sembra tecnologia necronica, continuo l’inseguimento. Lo scudo ha retto perfettamente ma ora è al settanta per cento”.
In quell’istante Moobootoo scaricò un altro colpo di plasma nel giallo sfocato che era l’atmosfera di quel pianeta. In lontananza si intuì una sorda esplosione. Atro continuò concitato.
“Dominus, Moobootoo ha colpito qualcosa, mi avvicino per controllare”.
“Perfetto, Atro, questa sera doppia carota per te e doppio pappone per Moobootoo”.
La squadra era arrivata sotto l’edificio. Corgonianui osservava cupo le pareti crollate. Gli acoliti si aprirono a ventaglio mentre gli altri due capridi crociati, Lache e Cloto, piantarono gli scudi a difesa di Pessimus.
“A quanto pare dobbiamo entrare. Corgo, fai strada. Ricolo, tu e gli altri acoliti entrate dal portone e controllate i piani bassi, noi saliamo”.
Gli acoliti si infilarono silenziosi nell’edificio mentre Pessimus seguì Corgonianui che creava un percorso agibile tra le macerie.
“Atro, aggiornami”.
“Continuo ad avanzare, il costrutto abbattuto si è rimesso in volo e si è allontanato. Sono quasi certo si tratti di tecnologia necronica”.
“Torna e ricongiungiti a noi”.
“Arrivo, Dominus”.
Pessimus si affacciò sul balcone che sovrastava una grande piazza. Figure sfocate si muovevano alla sua destra. I sordi tonfi che arrivavano erano riconducibili ad armi imperiali. Era una certezza, ormai. Un lampo e un’esplosione squassarono la balconata.
“Dominus, attenzione!”
Corgonianui deviò un pesante blocco di plastacciaio dalla sua traiettoria diretta all’inquisitore. Pessimus apprezzò quel gesto anche se sapeva benissimo che la sua armatura catafratta lo avrebbe protetto in ogni caso.
“Ci sparano, Dominus, laggiù!”
“Grazie Corgo, intuitivo e perspicace come al solito”.
“Grazie Dominus!” “Non rispondete al fuoco, ho un sospetto.”
Il vox gracchiò improvviso.
“Dominus, ho in contatto una figura, mi avvicino per…”
Un forte clangore e il riconoscibile sfrigolio delle armi psichiche.
“Atro!”
Atro era venuto in contatto con qualcuno. Pessimus sperava che il suo intuito non si fosse incagliato in qualche curva illogica o emotiva.
“Atro, rispondi!”
Una terza voce, bassa e arrogante, si inserì nella trasmissione.
“Crociato, perdonerò la tua insolenza solo se mi porterai dal tuo Inquisitore... in caso contrario ti informo che stai per morire.”
“Ascolta, voce arrogante, sono Astorre Pessimus, Primo Inquisitore del Collegio de Propaganda Fide di Revantina XXXIX, Episcopo, per volontà dell’Imperatore, del settore Prime. Hai la possibilità di piegarti e venerare il Trono d’Oro o accettare la morte con l’insolenza dell’eretico.”
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