lunedì 9 novembre 2015

Missione 2_ Inquisitore Pessimus

Cavalieri di Titano su quel pianetucolo ai limiti dell’Impero!
Dopo quindici anni a guardia di uno dei sistemi più insignificanti dei domini dell’Imperatore (che il suo Trono d’Oro lo mantenga in eterno) l’élite dell’Adeptus Astartes era lì, in tutta l’arroganza delle sue corazze argentate. Diffidava di quei superumani, freddi come i laghi di idrogeno di Revan Minoris e totalmente privi di quei tormenti con cui l’animo umano, fallace per natura, doveva combattere per l’intera esistenza.  Scese dall’Arvus e li trovò schierati a poche decine di metri dal veicolo. Immobili. Erano comandati da un justicar che si era presentato come Reckart, un astartes la cui prima sensazione che gli aveva trasmesso era di rispetto misto a diffidenza. In effetti tutti gli astartes, nonostante le loro armature colorate e i vari orpelli con cui amavano ornarle, emanavano sensazioni di fastidio e l’animo sospettoso per natura di Pessimus amplificava la sgradevolezza che provava.
“Sono sorpreso che le lame più pure dell’Imperatore abbiano trovato interessante questo desolato pezzo di impero. Negli ultimi quindici anni l’infezione eretica è stata pressoché inesistente, in questi luoghi. L’unica cosa che l’Inquisizione ritiene degna di interesse sono queste rovine, non riconducibili comunque a nessuna delle civiltà umane, o delle barbare culture xeno, che si sono susseguite nel corso dei millenni. Purtroppo, oltre a questi muti sassi e a qualche rottame tecnologico non sono riuscito a catalogare niente che possa interessare il Trono. Tutte le fonti energetiche che ancora trasmettono sono deboli o malfunzionanti, probabilmente a causa di campi inibitori ancora da rilevare e disconnettere”.
Reckart non si mosse.
“Inquisitore, nonostante l’enorme rispetto che provo per l’Ordine Inquisitoriale non nascondo una certa diffidenza nei tuoi confronti. Qualcosa di cui ignoro ancora l’origine e la modalità ha trasportato me e i miei astartes in questo luogo per scoprire che anche i ripugnanti xeno metallici, la genia di Necrontyr, è presente con le sue armate inanimate. La tua presenza qui dovrebbe essere oggetto di un’indagine accurata ma al momento la comunicazione intersistema risulta inattiva”.
Pessimus dissimulò il fastidio che quel tono autoritario creava nella sua mente abituata al comando.
“Come ti dicevo, Mastro Reckart, il pianeta è sotto l’influenza di una qualche inibizione alle trasmissioni. Io stesso non posso comunicare con la mia nave, la Vipiennas, fintanto che rimango sul suolo di Prime. L’unico modo che potrebbe, forse, sbloccare questa situazione è la verifica del sito 334, una torre di segnalazioni pre-eresia, dove ultimamente ho concentrato i miei sforzi. Purtroppo il sito è raggiungibile solo a piedi, l’intrico di rovine rende difficoltoso l’atterraggio. Direi di organizzare subito un sopralluogo”.
Reckart osservò il seguito di Pessimus avvicinarsi lentamente all’inquisitore. Corgonianui in lorica segmantata modello OGRN 33, i tre capridi crociati, Atro, Lache e Cloto, con i loro enormi scudi tempestus e le loro lame energetiche, il lento servocapro Moobootoo armato di un cannone al plasma di foggia revantina e i cinque acoliti, magri e ondeggianti, nelle loro tuniche porpora.
“Andiamo”.
Il manipolo imperiale iniziò una lenta marcia tra le rovine diretta all’edificio 334, un’alta torre che si intravvedeva tra l’atmosfera giallastra che andava man mano scomparendo. L’altissima antenna che svettava sul tetto penetrava voluttuosa tra le forme rotondeggianti degli ammassi nuvolosi di quel cielo malato.
“Pessimus, durante la marcia io e i miei confratelli intoneremo le litanie di viaggio. Se vuoi unirti a noi…”
“Con il cuore sopraffatto dal dispiacere temo di dover rifiutare, Mastro Reckart, ho bisogno di monitorare costantemente la mia squadra. Confido comunque in un’altra occasione”.
Pessimus disattivò il vox dell’armatura infastidito dalla subdola richiesta del justicar. Mettere alla prova un inquisitore con questi trucchi da eldar era tipico degli astartes, sempre ossessionati dal loro credo monocorde e psicotico. Scavalcò un enorme blocco che un tempo era stata una colonna abbandonandosi a visioni di punizioni e torture.

Dopo sedici ore di lenta marcia l’inquisitore riattivò le trasmissioni.
Madonna degli Astartes ascolta ti invochiam,
concedi un forte cuore a noi che ora partiam
la strada è tanto lunga e il freddo già ci assal…
“Ci siamo. L’entrata della torre è dall’altra parte della piazza”.
Le voci basse degli astartes si spensero lentamente, all’unisono, e il tono infastidito di Reckart urtò i nervi di Pessimus in modo furioso.
“Inquisitore, il maniloquio castrense impone di preparare la sosta col gesto universalmente noto del pugno che si stringe. Interrompere una sacra litania è quanto di più insultante si possa considerare per la dottrina capitolare. Comunque accetteremo le tue scuse in futuro, ora abbiamo qualcosa di più urgente da risolvere”.
Pessimus continuò a fissare l’enorme piazza.
“Mastro reckart, a bordo della mia nave saprò sicuramente farmi perdonare questa infrazione all’etichetta capitolare. Il mio buon senso consiglia invece di tenere d’occhio quelle strane presenze luminose che stanno sciamando verso di noi”.
Una moltitudine di enormi costrutti simili a meduse era comparso dal nulla e volteggiava in modo confuso davanti all’entrata dell’edificio. Una versione molto più grossa e più minacciosa si dirigeva verso di loro. Rapide sequenze di colpi energetici iniziò a prenderli di mira.
“Passo sul canale tattico, ci vediamo sul tetto”.
Pessimus attivò il malleus e si diresse verso l’edificio.
“Corgo, copri la mia avanzata. Crociati, muro di scudi. Moobootoo, fuoco a volontà. Ricolo copri il fianco destro.
I crociati sciamarono verso le meduse mentre l’ogre, riparato dietro l’enorme scutum avanzava lento. I costrutti, rapidi e letali, si avventarono contro i capridi sferzandoli con i loro tentacoli taglienti. Le lame delle armi energetiche lampeggiavano rumorose al contatto dei campi di energia che proteggevano quelle meduse aliene. Pessimus avanzò lento e si accorse che Reckart aveva ingaggiato quella che doveva essere il loro caposciame. Un forte colpo lo distolse dalla visione del justicar che parava e colpiva il costrutto. Corgonianui aveva parato un colpo diretto a lui spaccando lo scutum e rendendolo inservibile. Un’enorme bolla bluastra disintegrò diversi costrutti aprendo un varco tra quelle schiere svolazzanti.
“Bravo Moobootoo, stasera doppia carota!”
Pessimus continuò ad avanzare roteando il malleus fino ad arrivare all’entrata dell’edificio. Prima di entrare si voltò per controllare la situazione. Lache era a terra, gli acoliti stavano ripiegando veloci, inseguiti da una medusa che li tempestava di colpi, Corgonianui e Atro menavano colpi in modo furioso circondati dai costrutti. Moobootoo scaricò un altro globo di plasma che disintegrò altri nemici a pochi pasi da lui.
“Ricolo! Torna immediatamente indietro o farò mangiare ai miei molossi quel poco di organico che ti rimane. Mooboo, fai raffreddare il cannone…”
Moobootoo si accasciò a terra colpito dal ritorno di fiamma della sua arma che era andata inevitabilmente in surriscaldamento. Gli astartes, sul lato sinistro della piazza, continuavano a combattere con la loro eleganza mortifera. Pessimus entrò e si diresse verso la scalinata che portava all’atrium della torre.
“Dominus, cominciano a cadere. Ho visto che qualcuno è entrato nell’edificio. Chiedo il permesso di disingaggiarmi per raggiungerti”.
“Continua a fare il tuo lavoro, Corgo, e controlla Ricolo, se dovesse ancora retrocedere smontagli la testa”.
Pessimus salì sulla piattaforma elevatrice e iniziò a salire veloce verso la sommità. Quando uscì sul tetto trovò una medusa che fluttuava a pochi passi dal parapetto. Appena si mosse, il costrutto alieno iniziò a tormentarlo di colpi ma subito dopo esplose in una bolla di fuoco.
“Corgo, sono sul tetto. Rapporto”.
“Dominus, i costrutti sono stati distrutti, Lache è a terra ma operativo, Moobootoo è in piedi e il cannone è ancora in discreto stato, Ricolo è… ancora con noi”.
“Anche qui è tutto libero, un costrutto è esploso prima che potessi fare qualcosa”.
“Sì, ho visto, un cavaliere ha deposto un proiettile benedetto nella sua testa da quaggiù”.
Pessimus si avvicinò al trasmettitore e lo fissò immobile. Nessuna tastiera, nessuna fessura, nessuna leva.
“Nel dubbio, eradica!”
Il malleus lo colpì riducendolo in schegge arroventate. La voce del pilota dell’Arvus lo fece sorridere.
“Dominus, abbiamo ripristinato il collegamento con la Vipiennas, ti metto in contatto col Comandante Ieromanlius”.
In quel momento Reckart lo raggiunse.
“Noi abbiamo finito, inquisitore, a che punto sei?”
“Ho ripristinato il collegamento con la mia nave. Direi che si tratta solo di tempo, ora”.
Le due figure rimasero immobili una difronte all’altra. Due statue di metallo e ceramite, una argentata e l’altra brunita. Un’aria sporca e un sole malato completavano quel quadro che rappresentava tutta la gloria dell’Imperatore. Pessimus si sentì stringere il cilicio e abbandonò quei pensieri di potenza e vittoria.
“Sono il Comandante Ieromanlius, ordinate dominus”.
“Fate scendere un Falco da trasporto. Abbiamo bisogno di un medicus, gruppi di manutenzione per le armature, ripristino di munizioni e celle energetiche. Il tutto per me e la mia squadra e inoltre un gruppo di ripristino completo per armi e armature astartes…”
“Astartes, dominus?”
“Hai capito benissimo, Ieromanlius. Astartes, e per la precisione Cavalieri di Titano”.
“Comprendo, dominus, i tecnoservitori sono già all’opera.”
Pessimus si voltò verso il justicar.
“Farò lasciare il gruppo di ripristino sulla piazza, Mastro Reckart, troverà tutto quello che le occorre e… altro. Ora necessito di tornare all’Arvus per fare rapporto al Collegio e per rileggere tutti gli appunti degli ultimi anni. Ti trasmetterò una mappatura completa di tutto quello che ho rilevato fino ad ora. Inclusi i miei studi sull’architettura del luogo e tutto ciò che potrebbe aiutarti in una maggiore comprensione degli eventi curiosi che stanno accadendo. Gloria all’Imperatore”.

Il justicar chinò leggermente il capo in segno di saluto e osservò l’inquisitore dirigersi verso la piattaforma che lo avrebbe riportato a terra. Pessimus aveva omesso solo una piccola cosa che, per ora, aveva preferito tenere per sé. Quella non era una torre di trasmissione ma, a quanto vedeva scritto ovunque nella lingua arcaica che aveva imparato a comprendere in tutti quegli anni, una torre di ‘contenimento’. Aveva ripristinato le trasmissioni ma aveva il sospetto che anche qualcos’altro avesse smesso di funzionare. Forse l’inibitore serviva a celare qualcosa, più che ad impedire. Ebbe una sensazione sgradevole che scacciò subito con la visione del suo calidarium e di due corpi sinuosi che agitavano voluttuosamente le loro linguefruste.

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